Gentile Direttore, invio alcune note che ritengo doverose dopo la pubblicazione dell’articolo “Salute e pesticidi” a firma di Andrea De Polo su “La Tribuna” il 20 Luglio 2017 e che spero siano di aiuto per una attenta riflessione sull’argomento da parte del lettore.
Si scrive “…E dagli Stati Uniti arriva uno studio che assolve il glifosate dalla colpa più grave che gli era stata mossa: quella di essere cancerogeno”. Mi preme sottolineare che tale affermazione è basata su UNO studio. Si può ritenere quindi UNO studio sufficiente per continuare a praticare il diserbo con la molecola incriminata?
Il tossicologo Peter Clausing che ha preso parte alle riunioni dell’ECHA (Agenzia Europea per le sostanze chimiche, ente che ne avrebbe escluso la cancerogenicità), ha analizzato le modalità di valutazione degli studi sugli animali da parte delle autorità dell’Unione e ha concluso che le autorità hanno:
- trascurato ed ignorato le prove evidenti dell’effetto cancerogeno del glifosate sugli animali;
- violato le direttive e le raccomandazioni delle stesse OCSE (Organizzazione e Cooperazione per lo Sviluppo Economico) ed ECHA che invece avrebbero dovuto guidare il loro lavoro.
Le autorità, secondo il tossicologo, sono riuscite a classificare il glifosate come non cancerogeno solo stravolgendo i fatti con omissioni ed alterazioni nella valutazione della statistica, sostenendo casi di tumore osservati solo in presenza di una “tossicità eccessiva”, facendo propria la tesi di mancanza di una relazione dose-risposta (quando invece presente), ricorrendo a un utilizzo illecito ed errato dei “controlli storici” e ricorrendo ad una selezione arbitraria degli studi.
In conclusione secondo il dr. Clausing le autorità (l’Istituto Federale Tedesco per la valutazione del rischio –BfR- , responsabile per la valutazione del glifosate nell’Unione europea, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l’ECHA) pur avendo a disposizione un totale di dodici studi su ratti e topi, di cui sette dimostravano incrementi significativi dei tumori per influenza del glifosato non li avrebbero tenuti in debita considerazione.
Si è finito per adottare metodi scientifici ambigui lasciandosi coinvolgere in conflitti di interesse. I responsabili della politica non dovrebbero sottostare a questo gioco, bensì applicare il principio di precauzione e impegnarsi a garantire che le evidenze scientifiche esistenti siano valutate in maniera corretta. Anche perché ne va della salute di 500 milioni di cittadini dell’Unione europea (firmato dr. Peter Clausing.
Per maggiori dettagli ed approfondimenti si invita a leggere il suo “Carcinogenicity of glyphosate: a failure in regulatory assessment” Luglio2017, pubblicato su Global 2000 Friends of the Earth).
Oltre a ciò, come Medici per l’Ambiente (ISDE TV) nel fare riferimento ai dati che emergono dal “Monitoraggio d’indagine Glifosate, AMPA (metabolita del Glifosate) e Glufosinate di ammonio nelle acque superficiali del Veneto Gennaio 2015-Dicembre 2016” esprimiamo una viva preoccupazione per l’inquinamento delle acque da parte di queste sostanze, non certamente immuni da effetti sulla salute (soprattutto se combinate ad altri prodotti chimici di sintesi disseminati nell’ambiente).
Tale monitoraggio “ha evidenziato che il 20% delle analisi (su un totale di 445 per 148 campioni) ha registrato una concentrazione di Glifosate, AMPA e Glufosinate di Ammonio superiore al valore di 0,1 microg/litro, corrispondenti allo standard di qualità medio annuo (SQA-MA) previsto per i fiumi dalla normativa vigente. Sono stati riscontrati valori superiori a 0,1 microg/litro soprattutto per AMPA (47 casi) e Glifosate (27 casi), in misura minore per Glufosinate di Ammonio (14 casi).
In base ai dati dell’ISPRA -Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale: Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2013-2014 si fa notare che, in Italia, le acque superficiali (fiumi, laghi e torrenti) contengono pesticidi nel 64% dei 1284 punti monitorati rispetto al 57% del 2012.
L’ISPRA poi rileva nell’acqua la presenza di molte sostanze tossiche contemporaneamente e segnala che :” più che in passato sono state trovate miscele di sostanze contenenti anche decine di componenti diverse. Ne sono state rilevate fino a 48 in un singolo campione e che la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti”.
Un recente lavoro di Kissane ZI e Shepard JM pubblicato su Conserv.Biol. 2017 May 5 sostiene che gli studi condotti sul glifosato evidenziano come la sua tossicità sia sottovalutata e che la sua persistenza nell’ambiente sia più lunga di quanto oggi ritenuto.
Inoltre agirebbe in modo analogo alle sostanze inquinanti organiche persistenti (POP) similmente ad una neurotossina e ad un interferente endocrino. L’esposizione agli erbicidi a base di glifosato e ai suoi derivati sia per la fauna selvatica che la popolazione in considerazione della frequenza degli impieghi multipli e continui in ambiti urbani ed agricoli si sta di fatto traducendo in una esposizione cronica, a livelli sub-letali.
Malgrado ciò a tutt’oggi non è mai stato preso in considerazione l’impatto del glifosate sulla fauna selvatica (più semplice da effettuarsi che sull’uomo) da considerare come Specie Biosentinella per studi di biomonitoraggio e per azioni di prevenzione globale.
Pertanto gli autori dello studio invitano ad esplorare l’idea di utilizzare gli uccelli come bioindicatori della tossicità dei glifosati ritenuti a ragione “contaminanti organici emergenti”. Tutto questo potrà essere possibile attraverso un rafforzamento delle politiche di tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente.
Alla luce di ciò, come Medici per l’Ambiente (ISDE TV) nell’intento di fornire un effettivo contributo, rilanciamo e sosteniamo le seguenti raccomandazioni (ISDE ITALIA Position Paper -Pesticidi, Pratiche Agricole, Ambiente e Salute, Marzo 2015-):
a livello delle Istituzioni pubbliche:
- Esigere il rigoroso rispetto di quanto disposto nel Decreto legislativo del 14 agosto 2012, relativo all’uso sostenibile dei pesticidi, esercitando adeguata azione di vigilanza (ie: tempestiva informazione alla popolazione, rispetto delle fasce di protezione, rispetto della calendarizzazione dei trattamenti, rispetto delle procedure mirate al contenimento dei fenomeni di deriva, biomonitoraggio delle sostanze chimiche di sintesi con utilizzo delle moderne tecniche di indagine biomolecolare e tossicologica, ecc.).
- Bandire dai suoli pubblici qualunque tipologia di diserbanti e pesticidi.
- Istituire diete biologiche per scuole, asili e altri contesti di ristorazione collettiva sia del settore pubblico che del privato
a livello individuale e famigliare:
- Privilegiare il consumo di alimenti da agricoltura biologica/biodinamica in tutte le fasi della vita, evitando in particolare di consumare prodotti cerealicoli integrali non biologici.
- Evitare qualsiasi esposizione a rischio (sia madri che padri) nei periodi della gravidanza e dell’allattamento, tenendo conto che, nel corso dell’intera vita fertile, anche le esposizioni pre-concezionali sono fortemente sospettate di essere importanti per la salute dei discendenti.
- Evitare il più possibile le esposizioni alimentari, residenziali, domestiche ai pesticidi da parte dei bambini.
- Evitare il più possibile le esposizioni alimentari, residenziali, domestiche ai pesticidi da parte degli animali da compagnia.
- Limitare il consumo dei prodotti alimentari di origine animale, sia della catena terricola sia della catena acquatica.
- Lavare accuratamente o sbucciare frutta e verdura di provenienza incerta, e rimuovere sempre pelle e parti grasse dalle carni, pur nella consapevolezza che queste precauzioni non garantiscono l’eliminazione completa di eventuali contaminanti.
- Evitare l’uso di pesticidi di sintesi in ambiente domestico indoor e outdoor (per piante da interni, giardinaggio, serre, animali da compagnia, disinfestazioni, ecc.), privilegiando i mezzi manuali, fisici, meccanici, e biologici.
- Controllare con regolarità, in particolare nelle stagioni più calde, gli ambienti di vita, allo scopo di evitare l’insediamento di parassiti (pidocchi, scarafaggi ecc.).
nel caso di utilizzo di pesticidi non sostituibili con altri metodi:
- Allontanare sempre i bambini e gli animali domestici dagli spazi trattati, e rimuovere i giocattoli e tutti gli altri oggetti di uso comune, favorendo il ricambio dell’aria.
- Non custodire pesticidi nei locali domestici, e non conservarli in luoghi alla portata dei bambini, degli ani-mali da compagnia e degli animali selvatici.
- Non usare mai contenitori di pesticidi che possano assomigliare ai contenitori di casa in cui vengono con-servati alimenti o altri generi di uso comune.
- Non permettere mai che i bambini e gli animali domestici giochino o stazionino in giardini, orti, frutteti, campi coltivati (ecc.) dopo l’applicazione di pesticidi.
- Ricordarsi che i pesticidi possono risultare fatali per molti animali selvatici e sinantropi che non creano fastidi e sono anzi utilissimi nel mantenere gli equilibri ambientali, tra i quali: ragni, piccoli scorpioni, vermi, insetti, uccelli, mammiferi grandi e piccoli (compresi i roditori), anfibi, rettili, e tutte le faune acquatiche.
All’impegno delle Istituzioni, ne siamo fermamente convinti, deve corrispondere la premura dei singoli cittadini di ogni età per uno sviluppo della cultura della Prevenzione primaria (agire prima che si determini l’evento) della Precauzione (In caso di rischio di danno grave o irreversibile, anche in assenza di una piena certezza scientifica, assumere comunque misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, per prevenire il degrado ambientale e i potenziali effetti negativi sulla salute dell’uomo) e di Responsabilità (chi inquina, paga). E ciò riteniamo che non sia meno importante dell’adozione di un corretto, ma quanto mai abusato, “stile di vita”.
Ne abbiamo assoluta necessità per il bene nostro, della nostra amata Terra e di coloro che verranno dopo di noi.
Roncade 22 Luglio 2017, dr. Francesco Cavasin Presidente ISDE TV