I Medici di Famiglia ( MMG, PLS) ai tempi del Coronavirus di F.Cavasin

Nel febbraio 2020  è stato identificato nel Nord Italia un focolaio di infezione da coronavirus SARS-nCOV-2, le cui  proporzioni  suggeriscono un notevole stato di diffusione pregresso al momento dell’ identificazione del primo paziente (20 febbraio). A partire da tale data è stato rilevato giornalmente un numero crescente di casi di infezione. Contrariamente a quanto ventilato in qualche sede, l’epidemia in corso è ancora nella sua fase di espansione. Pertanto, lungi dall’ abbandonare le misure di mitigazione necessarie, in questo momento è più che mai opportuno proseguire secondo alcune importanti raccomandazioni ( 1).

Quelli che incontrano il virus meno se ne accorgono. Coloro che manifestano i sintomi sono solo una minima percentuale  e tra questi solo una percentuale bassa stimata tra il 2-3% hanno le conseguenze più gravi. Il virus era già presente tra noi alla fine di dicembre. In un ospedale di Piacenza si sono inaspettatamente osservate una quarantina di polmoniti anomale. Nel siero dei soggetti guariti sono sati  trovati anticorpi anti coronavirus ( 2) . Ci sono attualmente   terapie efficaci  contro il coronavirus,  tra cui il remdesivir  e la clorochina.

Il COVid -19  possiede una discreta letalità ma una bassissima mortalità. Rispetto all’ influenza stagionale il COVid-19 è un fenomeno con letalità più elevata ma con mortalità molto più bassa (3) letalità legata al virus  è un fattore che dipende da fattori estrinseci al virus stesso  quali la possibilità di ricevere cure appropriate. Pertanto è importante  diminuire il numero giornaliero dei pazienti da ricoverare, cercando di diluire il più possibile nel tempo l’infezione di nuovi soggetti.  Da qui la necessità di diminuire le occasioni di contatto con i  portatori inconsapevoli del virus. Ciò significa soprattutto diminuire la frequenza di tutti quei contatti involontari con un gran numero di estranei ( 2). Il tasso di letalità ( rapporto tra  morti per una malattia  e il numero degli affetti dalla stessa malattia in una specifica finestra temporale) va distintamente tenuto separato dal tasso di mortalità ( rapporto tra il numero totale dei morti e il numero totale dei decessi della popolazione riferito sempre nello stesso periodo di osservazione). La distinzione tra tasso di letalità  e tasso di mortalità non è semantica ma sostanziale sia per far chiarezza sull’ impatto nella popolazione sia per decidere azioni di sanità pubblica. Come rilevare i soggetti infettati? E’ pensabile uno screening di massa?   Non sarebbe economicamente sostenibile e neppure utile. ( 4).

Attualmente in ambito sanitario gli sforzi maggiori sono concentrati sulla descrizione e monitoraggio del decorso clinico, la mappatura dei casi gravi e il trattamento dei malati. Oltre a ciò, la Sanità pubblica è impegnata nel tracciare l’ epidemiologia del nuovo virus, nello studio della trasmissibilità dell’ infezione e nella codifica dello spettro di gravità clinica  ( paziente asintomatico, poco sintomatico, gravemente malato o deceduto a causa del coronavirus). Servono quindi  molti dati  riferiti al numero  totale dei casi, inclusi quelli lievi. Il fattore tempo quindi è un elemento importante.  Si stanno approntando  studi di sorveglianza simultanea, studi di coorte in  considerazione del tasso di Riproduzione stimato ( R0: tasso di riproduzione di casi di malattia da un singolo caso contagioso) Nel caso del coronavirus sembra essere >2. Nel contempo lo sforzo maggiore va indirizzato ad assumere provvedimento atti a ridurre l’ esposizione e a tracciare, possibilmente, i soggetti asintomatici che possono trasmettere il virus. E’ strategico avviare in sostanza attività epidemiologiche di sorveglianza attiva.

Applicando il modello utilizzato per la pandemia influenzale 2009, si può ragionevolmente prospettare un aumento dei casi fino a metà aprile nelle aree di prima introduzione. Il COVid infatti  si comporta come l’influenza. Non ci sono dati chiari sulla sua diffusione nei bambini che hanno invece un ruolo chiave nel sostenere la trasmissione dell’ influenza anche stagionale ( 5). Secondo un recentissimo studio cinese ( 6 ), i bambini sono a rischio di SARS-COV-2 in modo simile agli adulti con una sintomatologia molto lieve, ma poco si sa della loro capacità di trasmettere l’infezione. La chiusura delle scuole è un provvedimento drastico di distanziamento sociale, preso all’indomani della pandemia influenzale del 2009. Il mantenimento delle misure per un periodo più lungo, ha come risultato di diluire nel tempo  l’intensità di richiesta di cure che comunque debbono essere  garantite ai soggetti più deboli e con pluripatologie.

In tale contesto l’ emergenza delle malattie infettive emergenti, resa più evidente dalla crisi COVID-19, la pandemia silenziosa delle malattie da inquinamento ambientale e i legami complessi che le legano, sono ancora poco considerati nella pianificazione di un futuro “sostenibile”. Senza un approccio integrato per mitigare le conseguenze del cambiamento ambientale, le capacità dei paesi di raggiungere gli obiettivi di sviluppo “sostenibile”, saranno fortemente ridotte.  Per questo è importante adottare una prospettiva On Health ( insieme di sforzi collaborativi di più discipline che lavorano a livello locale, nazionale e globale per raggiungere una salute ottimale per le persone, gli animali e l’ambiente). Questi concetti non devono essere  visti in modo astratto ma come chiave per condividere e suggerire soluzioni e strumenti per affrontare in modo adeguato i problemi di salute sia a livello globale che locale (7 ).

Il servizio sanitario pubblico si trova quindi investito di un grande impegno per fronteggiare l’oggi e il futuro. Al suo interno, il ruolo dei medici di famiglia (MF), medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, sul versante dell’ advocacy e della prevenzione (compresa la conoscenza del territorio), oltre che della  cura degli assistiti non sembra ancora convenientemente valorizzato.

Infatti, i MF se adeguatamente sensibilizzati, formati ed organizzati, possono rappresentare un “anello di congiunzione” tra evidenze scientifiche, problemi locali ed azioni locali (7). A questo proposito, diverse recenti ed autorevoli pubblicazioni hanno sottolineato le grandi potenzialità offerte dal coinvolgimento dei Primary Care Providers ( 8 ).

Nella realtà italiana, ai tempi del coronavirus,  un più deciso  coinvolgimento dei MF aiuterebbe non solo a raccogliere informazioni in modo tempestivo su aspetti dello stato di salute della popolazione, ma anche e soprattutto nel trasmettere un immediato senso di protezione da parte del Servizio sanitario nel cittadino che nel 95% dei casi a loro si rivolge.

Bibliografia

  1. Bucci E.,Marinari E.: L’ evoluzione dell’epidemia da coronavirus in Italia. Scienza in rete. 02/03/2020
  2. Bucci E., Carafoli E. : Alcuni punti fermi sul coronavirus. Scienza in rete. 03/03/2020
  3. Bianchi F. : Covid-19: letalità, mortalità, guarigione…maneggiare con cura. Scienza in rete 25/02/2020
  4.  https://www.Who.int./cancer/prevention/diagnosis-screening/screening/en//
  5.  Salmaso S.: Covid-19:plausibile picco dei casi a metà aprile. Scienza in rete. 07/03/2020
  6. Quifang Bi, et al: Epidemiology an Transmission of COVID-19 in Shenzhen China.. Scienza in rete  04/03/2020
  7. Bianchi F., Lauriola P., Cori L.: Covid-19 : teniamo insieme salute delle persone e del pianeta
  8. Xie E. et al. Challenges and opportunities in planetary health for primary care providers. The Lancet Planetary    health      5 (2018) 185-187
  9. Hummers-Pradier E et al. The Research Agenda for  General Practice/Fammily Medicine and Primary Health Care in      Part.1. Background and methodology European Journal of General Practice, 2009; 15: 243-250