Pesticidi e salute dei lavoratori nel settore agricolo

Segnaliamo questo articolo della dott.ssa Fiorella Belpoggi, già Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che afferma “Possiamo con ragionevole certezza affermare che a tutt’oggi la relazione fra pesticidi e salute umana è stata ampiamente indagata e confermata, e costituisce un problema di salute pubblica “.

Dall’ articolo emerge che ogni anno vengono perduti nel mondo milioni di ettari di terra coltivabile per cause diverse, tra cui l’uso eccessivo e improprio di fertilizzanti e pesticidi di sintesi. Si calcola che ad oggi, a livello mondiale, si sia già perduto circa il 25% dei terreni fertili e circa il 70% delle terre emerse è a rischio di diventare improduttivo o scarsamente produttivo. Un terreno coltivabile è qualcosa di vivo e come tale deve essere trattato, evitando violente forzature con la concimazione chimica ed evitando l’uso-abuso di pesticidi sulle piante in esso coltivate. Si deve, cioè, imparare a produrre cibo senza distruggere il terreno e i suoi ospiti e senza mettere a rischio la salute di chi lo consuma.

Anche nel nostro Paese si sono riscontrati livelli di rischio di mortalità generalmente più elevati per i lavoratori e le lavoratrici del settore agricolo rispetto agli altri settori, e le cause di ciò sono da ricercare nell’impiego massiccio e sistematico di sostanze chimiche di sintesi (fungicidi, diserbanti, insetticidi e fertilizzanti). L’insorgenza di malattie gravi con l’esposizione cronica dei lavoratori agricoli è stata evidenziata da numerosi studi.

Dall’adozione della prima direttiva UE sull’uso sostenibile dei pesticidi adottata nel 2009 si sono fatti dei passi avanti in questa direzione. La Commissione Europea ha elaborato le Strategie “Farm to Fork” – dal produttore al consumatore- e “Biodiversity” e ha fissato un obiettivo di riduzione del 50% dell’uso di pesticidi in tutta l’Unione Europea entro il 2030. Ma questo non è sufficiente se rimane nelle parole.

E’ nell’interesse degli agricoltori, ma soprattutto di chi verrà dopo di noi, passare dalle parole ai fatti, adottare

precise norme a tutela della salute pubblica e soprattutto pretendere l’applicazione delle leggi già esistenti. Ed è necessario far comprendere agli agricoltori che le prime vittime sono loro.

puoi leggere l’intero articolo, pubblicato sulla rivista “Il Cesalpino n.61 anno 2024, a questo link: https://www.omceoar.it/archivio-edizioni-pdf