
Una revisione narrativa della letteratura pubblicata sull’ ultimo numero di Epidemiologia e Prevenzione ci aiuta a chiarire molti dubbi sull’efficacia delle strategie di protezione individuali per mitigare gli effetti dell’inquinamento atmosferico. L’articolo ribadisce ovviamente che la riduzione delle emissioni rappresenta l’intervento primario e imprescindibile per mitigare gli impatti sulla salute derivanti dall’inquinamento atmosferico, ma descrive e valuta l’efficacia di tutte le misure di protezione individuale che possono aiutare sia le persone sane che quelle ammalate nelle varie fasce di età. Le categorie a rischio considerate comprendono bambini, anziani, individui affetti da patologie cardiovascolari e respiratorie. Le strategie di protezione personali esaminate includono l’impiego di purificatori d’aria, l’uso di mascherine respiratorie, la limitazione dell’esposizione in determinati periodi e luoghi, la pratica sportiva, la preferenza per mezzi di trasporto al ternativi e l’uso di sistemi di monitoraggio ambientale. Ricco di informazioni concrete e di facile applicazione, l’articolo si pone come uno strumento utile per la creazione di documenti di indirizzo e interventi di comunicazione e prevenzione. Riportiamo alcune indicazioni che emergono dalla lettura dell’ articolo.
Età infantile:
L’infanzia e la prima infanzia in particolare rappresentano le finestre di esposizione più critiche per lo sviluppo fisico e cognitivo di ogni bambino. I bambini, a causa della loro statura, sono più vicini alle fonti dell’inquinamento atmosferico stradale e hanno un tasso respiratorio più veloce, il che comporta un’esposizione agli inquinanti, in particolar modo al black carbon, nettamente più elevata, soprattutto durante il tragitto da e per la scuola e durante l’orario scolastico. Nei bambini, quindi, l’obiettivo è di ridurre l’esposizione evitando strade affollate ed eventualmente camminando sul lato della strada meno trafficato. Percorrere a piedi una strada sul lato meno inquinato può portare a una riduzione dell’esposizione al PM2,5 del 18%. Durante le giornate con alti livelli di inquinamento, è inoltre consigliabile limitare lo sport all’aperto favorendo quello al chiuso.
Anziani senza patologie
Per quanto riguarda i soggetti anziani, le evidenze suggeriscono che praticare sport, fare ciclismo o giardinaggio sia un fattore protettivo per ridurre la mortalità totale, cardiovascolare e per il diabete e che questa associazione protettiva non sia modificata dall’esposizione a NO2. Le evidenze riportate in uno studio inglese hanno mostrato che camminare per 2 ore in un parco urbano relativamente meno inquinato è stato associato, in individui ultra sessantenni sani e con pregresse patologie cardiovascolari e respiratorie, a una risposta broncodilatatrice presente fino a 26 ore. Al contrario, dopo aver camminato in strade più inquinate, non sono state osservate variazioni significative degli esiti cardiorespiratori, suggerendo che le esposizioni agli inquinanti riducono gli effetti benefici indotti dalla camminata.
Soggetti con patologie cardiovascolari
Gli individui con patologie cardiovascolari sono particolarmente sensibili all’esposizione all’inquinamento atmosferico, in particolar modo agli eventi acuti come l’infarto miocardico. Per questo motivo, il beneficio apportato dall’attività fisica, che è generalmente positivo in individui sani, può essere nullo o attenuato in individui con patologie cardiovascolari croniche, specialmente se anziani. Anche per quanto riguarda la pratica sportiva, le persone con patologie cardiovascolari dovrebbero consultare il proprio medico curante o uno specialista. È importante evitare luoghi e orari con elevati livelli di inquinamento atmosferico e prestare particolare attenzione ai periodi con temperature elevate.
Soggetti con patologie respiratorie
Come per le patologie cardiovascolari, anche per le patologie respiratorie l’evidenza del beneficio apportato dalle mascherine è limitato. In soggetti sani, l’utilizzo delle mascherine FFP2 ha impatti positivi sul sistema respiratorio. Tuttavia, in soggetti con patologie respiratorie, è consigliabile rivolgersi al proprio medico curante sia sulla scelta di utilizzare queste mascherine sia sulla pratica sportiva in generale, per cui sono stati evidenziati effetti nulli o attenuati. Nei soggetti asmatici o con riniti allergiche, l’uso prolungato di purificatori d’aria nei luoghi maggiormente frequentati, come i soggiorni e le camere da letto, ha mostrato un miglioramento significativo dei sintomi asmatici e del picco di flusso espiratorio.
Interventi personali in soggetti sani
Le persone generalmente ricevono la maggior parte della loro esposizione totale all’inquinamento ambientale mentre sono al chiuso. Tuttavia, le concentrazioni di inquinanti indoor sono influenzate soprattutto da quelle outdoor e il rapporto tra di esse varia ampiamente in base al tipo di abitazione, alla sua ventilazione e alla stagione. Nei periodi particolarmente inquinati, è consigliabile evitare di uscire di casa per ridurre l’assorbimento di inquinanti, purché si tengano le finestre chiuse. Con le finestre chiuse è consigliabile mantenere una ventilazione adeguata delle abitazioni, con l’utilizzo di purificatori d’aria. C’è una grande eterogeneità tra i vari purificatori d’aria. Un report della US EPA raccomanda l’uso di purificatori d’aria nella propria abitazione che abbiano filtri per il particolato ad alta efficienza capaci di ridurre anche il particolato ultrafine (high efficiency particulate air filter, HEPA). Diversi studi hanno mostrato che l’uso di purificatori d’aria efficienti in salotti o camere da letto riduce la concentrazione di PM2,5 di circa il 50% in media.
La tabella seguente, tratta dall’ articolo, riassume le principali evidenze

puoi leggere l’articolo completo qui: https://epiprev.it/articoli_scientifici/strategie-di-protezione-individuale-per-la-mitigazione-degli-effetti-derivati-dallinquinamento-atmosferico-una-revisione-narrativa-della-letteratura